Nelle condizioni della particella elementare ora supposta si troverebbero tutte le particelle elementari della materia costituente i corpi.
Ora esaminiamo in quali rapporti vengano a trovarsi fra di loro due di tali particelle AA1 poste l'una vicina all'altra.
Evidentemente l'equilibrio delle spinte che agiscono su ciascuna delle due particelle verrebbe rotto.
Come nel caso dei due piani che abbiamo supposto più indietro, il raggio bA, posto nel prolungamento della retta che congiunge i due punti, non sarà equilibrato da altro raggio opposto, perchè questo sarà trattenuto dalla particella A1, e lo stesso dicasi di b1A1 al quale mancherà la contro spinta proveniente da A.
Così mancando l'equilibrio, le due particelle verranno spinte l'una contro l'altra, come se tutte le altre spinte che le sollecitano con forze uguali e contrarie non esistessero.
In tal modo avrebbe origine la forza che vien detta attrazione, parola veramente non troppo appropriata, perchè presuppone che si tratti di una forza propria della materia che richiama a sè altra materia, mentre invece, come si vede, la materia è affatto passiva, provenendo la spinta dall'esterno.
In modo analogo alle due particelle ora supposte, è facile immaginare in quale rapporto si trovino fra di loro tre, quattro e più particelle. Ognuna di queste si troverà con ciascun'altra negli identici rapporti della coppia descritta e potranno essere mille e anche un numero infinito le particelle con le quali una singola particella si consideri in rapporto; non avverrà alcun esaurimento dell'energia attrattiva che spinge tutte quelle particelle verso l'unica che consideriamo, poichè si tratta di un'energia esterna rappresentata da altrettanti raggi eterei, tutti uguali fra di loro e che, tutti concordi, tendono allo stesso scopo.
| |
|