Seconda legge:
L'attrazione è proporzionale alla massa del corpo attraente, purchè le distanze dei corpi attratti siano uguali.
Spiegata la prima legge, questa seconda non ha quasi bisogno di dimostrazione. Valga la fig. 6 e consideriamo i due corpi b e c che attraggono il corpo a equidistante.
Ogni particella delle 100 che compongono il corpo a riceverà nella direzione di b 10 spinte e quindi a sarà spinto verso b da una forza rappresentata da 100 × 10 = 1000.
Invece nella direzione del corpo c ogni particella di a riceverà 20 spinte, per cui tutto il corpo a sarà spinto verso c da una forza rappresentata da 100 × 20 = 2000 e cioè con forza doppia del corpo c, che ha un doppio numero di particelle, cioè una massa doppia di b. Così l'attrazione è proporzionale alla massa del corpo attraente.
Terza legge:
L'intensità dell'attrazione varia in ragione inversa del quadrato delle distanze.
Questo principio, che vale per la luce e pel calore irradiato e in generale per quelle influenze o forze che emanano da un punto e propagandosi sfericamente si diffondono per aree sferiche proporzionali al quadrato delle distanze, non avrebbe per sè bisogno di dimostrazione.
Per comprendere perchè tale legge valga anche per l'attrazione, si deve supporre che il corpo attraente corrisponda ad un punto matematico, e tale supposizione si fa in pratica appunto pegli astri, tenuto conto della loro grande distanza.
Ma bisogna tener conto del meccanismo dell'attrazione, cioè del suo modo di manifestarsi, poichè se l'attrazione può essere apparentemente paragonata alla luce, la quale emana realmente dal centro luminoso, effettivamente si tratta di una manifestazione tutta diversa, poichè ciò che dicesi attrazione non è, come abbiamo dimostrato, che una spinta a tergo del corpo attratto verso la direzione del corpo detto attraente, che rimane passivo.
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