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      Qualunque cosa essa sia non dovrà anch'essa impiegare un certo tempo nel propagarsi per superare le grandi distanze planetarie? Non avremo la medesima difficoltà che abbiamo creduto di evitare?
      In ogni caso adunque, anche volendo accettare l'assurdo dell'azione in distanza, la difficoltà dell'istantaneità della gravitazione non sarebbe punto eliminata.
      Ad ogni modo su tale argomento trovo necessario di riportare alcuni brani di autori di indiscusso valore, facendo nello stesso tempo presente al lettore quanto abbiamo già riportato più indietro del Newton, sullo stesso argomento:
      Il Secchi nel suo trattato Unità delle Forze Fisiche, edizione francese, così si esprime: "Noi abbiamo detto come sia impossibile concepire ciò che si chiama una forza attrattiva nello stretto senso della parola, cioè di immaginare un principio attivo avente la sede nel seno stesso delle molecole e agente senza intermediario attraverso il vuoto assoluto: ciò equivarrebbe ad ammettere che i corpi agiscano l'uno sull'altro a distanza, cioè a dire dove non esistono: ipotesi assurda tanto se si tratta di grandi distanze come di distanze piccole".
      Analogamente il J. Croll12 dice che "nessun principio sarà ammesso se in contrasto col vecchio adagio: una cosa non può agire in un punto dove non esiste o quando ancora non c'è o dove non è ancora arrivata".
      Il Du Bois Reymond13 così si esprime: "Forze che agiscono attraverso lo spazio vuoto sono in sè stesse inconcepibili, anzi assurde, soltanto sono divenute famigliari ai fisici dopo Newton, grazie una falsa interpretazione della sua dottrina e contrariamente alle sue proteste".


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Lo spirito dell'universo
di Olinto De Pretto
Bocca Torino
1921 pagine 268

   





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