Che la velocità di tali particelle nei loro movimenti rettilinei debba essere grandissima, lo si intuisce, poichè soltanto con una velocità per così dire infinita ed una tenuità pure infinita dei suoi elementi costitutivi si possono spiegare le proprietà dell'etere, di questo fluido perfetto, omogeneo in tutta la sua massa, suscettibile di trasmettere le vibrazioni luminose.
Ma vi ha un fatto importantissimo, una grave incognita, la cui soluzione non si può avere che con l'ammettere appunto la velocità dell'etere infinito: intendo parlare della mancanza di resistenza degli astri nei loro movimenti orbitali.
Infatti se l'etere fosse un fluido qualunque, come sarebbe un gas spinto agli estremi limiti di rarefazione, le cui particelle fossero inerti e immobili o pure dotate di una velocità limitata, è evidente che dovrebbe offrire una sensibile resistenza al movimento degli astri, alterandone in modo apprezzabile le rispettivo orbite, mentre, come sappiamo, questo non si verifica.
Per comprendere ciò dobbiamo prima farci un concetto della struttura dei corpi facendo astrazione dai nostri sensi.
I corpi, infatti, a noi sembrano costituiti da una sostanza continua, compatta, mentre non è forse esagerato il paragonare l'aggregato costituente i corpi stessi, analogo nella sua struttura, al sistema solare che ha i pianeti tanto lontani rispetto alla loro grandezza.
Fra mezzo a questo aggruppamento di parti, tanto lontane le une dalle altre, rispetto al loro volume, spazia, riempiendo completamente il vuoto, l'etere, le cui particelle penetrano liberamente, paragonabili per la loro grandezza relativa ai corpuscoli meteorici od alle stelle cadenti.
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