Da tale fenomeno avrebbe origine la luce delle nebulose non certo dovuta ad incandescenze, poichè la temperatura dei gas delle nebulose potrà essere forse appena di 50° sopra lo zero assoluto.
Così la parte esterna della nebulosa sarebbe luminosa e ciò corrisponde al concetto espresso da Herschel delle nebulose planetarie, che splendono come se fossero una coppa sferica cava di materia nebulare. A quella bassa temperatura, ben pochi gas possono sussistere e fra questi l'Elio, l'Idrogeno e perciò le nebulose splendono solamente della luce propria di tali gas.
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Ora che abbiamo riassunto gli argomenti principali dell'ipotesi dell'Arrhenius, possiamo chiederci: ha esso risolto il problema dell'energia dell'Universo, come mostrano di credere i suoi ammiratori? Bisogna concludere che siamo molto lontani da ciò.
Sarebbe necessario che tutta intera l'energia dispersa dal Sole venisse utilizzata nel trasporto della materia negli spazi, ma invece non si tratta che di un fenomeno secondarissimo che non può avere che un'importanza quasi trascurabile nell'economia dell'Universo.
Forse la sua ipotesi del pulviscolo potrà aiutare a risolvere i problemi delle comete, dell'origine dei meteoriti, delle aurore polari; faciliterà forse il problema delle nebulose, le quali in origine costituite prevalentemente di gas, agendo a guisa di filtri, potranno a lungo andare accumulare grandi ammassi di pulviscolo che agglomerandosi darà origine a nuove stelle, sempre bene inteso concedendo il tempo necessario, che non potrà essere che estremamente lungo.
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