Non tutti i raggi delle radiazioni solari hanno il medesimo potere di respingere il pulviscolo; deve trattarsi in ogni caso di un fenomeno affatto secondario, che non potrà avere l'importanza nemmeno del fumo che sfugge per un camino in confronto di tutta la somma di calore sviluppata da un combustibile.
È certo che se soltanto una parte notevole dell'energia irradiata dal Sole e dalle stelle venisse impiegata nel trasporto di pulviscolo, l'universo ne sarebbe invaso, o almeno il nostro pianeta che si trova nelle immediate vicinanze del Sole ne avrebbe l'atmosfera offuscata. La Terra fa sentire la propria influenza attrattiva preponderante per un raggio che oltrepassa l'orbita della luna; i raggi solari, nell'attraversare tale zona, si spoglierebbero di gran parte del pulviscolo che dovrebbe cadere con una lenta continua pioggia, il che non si verifica affatto. La forza ripulsiva dei raggi dovrà essere soggetta alla medesima legge della luce, variando nella ragione inversa del quadrato delle distanze, per modo che pur mantenendosi prevalente alla gravità solare nel medesimo rapporto originario, diminuisce rapidamente in ragione del quadrato delle distanze, così ogni pianeta, prevalendo fortemente colla propria attrazione formerebbe centro assorbente del polviscolo per un'ampia zona.
Questo evidentemente non avviene nella pratica, come possiamo constatare noi abitanti della Terra, o se pure, deve trattarsi d'un fenomeno insignificante a mala pena avvertito forse nelle aurore boreali.
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