Come si vede, il fenomeno, anche interpretato con tutto l'ottimismo, non può avere, non dico l'importanza attribuitagli dagli ammiratori dell'ipotesi, ma, a mio modo di vedere, nemmeno un'importanza relativa come fenomeno concorrente al grande processo di evoluzione dell'Universo.
Siamo adunque ancora ben lontani dalla soluzione dell'arduo problema, o piuttosto, siamo sempre al medesimo punto in cui ci lasciano le molte altre ipotesi. A poco giova infatti ch'io spieghi l'utilizzazione di una minima parte solamente dell'energia dispersa, quando la maggior parte sfugga fatalmente verso gli spazi, senza che si intraveda alcuna probabilità di ricupero: la fase finale sarà solamente ritardata, ma il problema non sarà ancora risolto.
CAPITOLO V.
Il principio dell'Entropia applicato all'Universo.
Dopo questa rapida rivista delle principali ipotesi cosmogoniche più celebri, credo utile di soffermarmi brevemente per accennare al principio detto dell'Entropia che si è creduto erroneamente di poter applicare all'Universo, partendo dal presupposto che sia dotato di una quantità limitata di energia destinata ad estinguersi.
Col termine di Entropia si definisce nella fisica quella porzione interna di energia di un sistema che non può venire utilizzata in lavoro.
Per il principio di Carnot44, il lavoro che si può ottenere da una data quantità di calore e da una macchina idealmente perfetta, è indipendente dalla natura della macchina ed è proporzionale alla quantità di calore impiegato.
Se la trasformazione, cioè il lavoro, fosse compiuto in modo perfetto, esso potrebbe a sua volta essere trasformato in altro lavoro in senso inverso, ottenendosi quello che dicesi ciclo riversibile.
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