Bisogna poi tener conto che l'osservazione della protuberanza si limita al solo orlo del disco, mentre il fenomeno può verificarsi su molta parte della superficie del Sole e perciò non si può neanche ammettere che l'uomo coi suoi strumenti possa essere stato precisamente spettatore delle fiamme più estese. Si può quindi ritenere come indubitato che possano aver luogo, forse frequentemente, getti ancora più giganteschi con velocità anche superiori di quelle osservate fin qui.
Le protuberanze tranquille assomigliano a masse di fumo che si elevano lentamente e si riscontrano su ogni punto della superficie del Sole e sono caratterizzate da una certa stabilità, poichè possono mantenersi anche oltre un'intera rotazione del Sole.
La materia della protuberanza si può vedere qualche volta ricadere sulla superficie solare, ma ordinariamente le protuberanze perdono del loro splendore dissolvendosi fuori dell'atmosfera.
L'analisi spettroscopica rivela che la luce della corona interna è dovuta in ispecial modo all'idrogeno e ad un gas sconosciuto a cui fu dato il nome di coronio, che si troverebbe in prevalenza nella parte più alta della corona interna.
La corona esteriore costituita dai raggi presenta lo spettro continuo caratteristico delle particelle solide o liquide incandescenti e su ciò si appoggia in ispecial modo la tesi dell'Arrhenius, secondo il quale la corona esterna del Sole sarebbe dovuta alla pressione luminosa che respinge le piccole particelle, come abbiamo già veduto.
Il fenomeno delle protuberanze, cioè dei getti ardenti, può dare una chiara idea dell'immensa attività solare e degli sconvolgimenti che si manifestano.
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