Ciò esclude, come già abbiamo veduto, che l'etere sia infinitamente diviso e infinitamente veloce, dovendo intendersi solo in senso figurato il termine infinito che tanto comunemente ricorre per esprimere la sua grandissima velocità e la sua estrema piccolezza.
Si deve concludere adunque che l'etere, pur differendo tanto profondamente dalla materia, ha già in sè l'attributo principale della stessa, cioè la massa: soltanto questa piccolissima massa manca della proprietà di subire la gravitazione e di agire sui nostri sensi.
Ciò premesso, sarà più facile comprendere come la materia possa considerarsi un derivato dell'etere.
E non si creda con ciò che possa essere intaccato il principio dell'indistruttibilità della materia, accettato come l'assioma fondamentale della scienza: è evidente infatti, che tale principio rimane in ogni caso intrinsecamente inalterato poichè, se la materia, come tale, potrà eventualmente sorgere negli spazi o pure dissolversi e scomparire, essa però nella sua intima essenza rimane eterna ed indistruttibile, non essendo essa infine che uno stato speciale, forse transitorio, dell'etere, quando sia spoglio di gran parte dell'energia innata di cui è dotato.
Si potrebbe quasi dire che la materia non sia che uno stato allotropico dell'etere.
Possiamo adunque ammettere che in natura possa verificarsi la trasformazione dell'etere libero in materia, e così pure possa realizzarsi il fenomeno opposto del ritorno della materia in etere libero. Tali processi abbiamo ammesso che possano aver sede nelle nebulose, e sarebbe essenzialmente il primo un fenomeno di grande sviluppo di energia ed il secondo di riassorbimento di energia.
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