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      Dato l'Universo primitivo privo di materia, si comprende che l'attrazione, che è il carattere fondamentale della materia stessa, ancora non poteva esistere o piuttosto non poteva manifestarsi: l'attrazione sorge e si manifesta soltanto all'atto che due particelle dello stesso etere, trovandosi per caso di fronte, incalzate dagli urti delle altre particelle, vengono spinte l'una verso l'altra, nel modo che abbiamo spiegato svolgendo la teoria meccanica dell'attrazione. Qui si ha appunto la prima manifestazione dell'attrazione ed il primo nucleo della materia, poichè quelle due particelle di etere, non più libere, sono schiave della forza attrattiva che esse stesse provocano.
      Abbiamo però veduto che questo modo di considerare le origini della materia, quando si accetti la nuova teoria elettrica, deve essere modificato. Il primo gradino che dall'etere ci porta alla materia dipenderebbe dalla formazione di un piccolo vortice di etere, chiamato elettrone, dal cui movimento rotatorio ha origine, non più la semplice attrazione, ma una forza detta elettrica, che costituisce la dotazione di ogni elettrone.
      Un vortice circolare piatto girante, per esempio, da sinistra a destra, ed un vortice analogo girante da destra a sinistra, potrebbero rappresentare nella nostra immaginazione gli elettroni positivi e negativi. Due elettroni di segno contrario si attraggono, cioè vengono spinti l'uno verso l'altro e se di segno uguale si respingono e ciò con energia grandissima.
      Sul giuoco di queste forze attrattive e ripulsive, che sebbene dipendenti dalla forza detta elettrica, sono, al pari della attrazione, esclusivamente determinate dalla spinta dell'etere e sono quindi esterne agli elettroni ed alla materia, s'impernia l'origine della materia stessa, e ne risultano le infinite proprietà e combinazioni.


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Lo spirito dell'universo
di Olinto De Pretto
Bocca Torino
1921 pagine 268

   





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