È certo che nell'epoca presente, nessuna regione del pianeta, nemmeno nelle zone più favorite dei tropici, può fornire esempi che possano reggere il paragone con le condizioni affatto eccezionali dei primi periodi. E altrettanto favorevoli dovevano essere le condizioni di quei tempi per la rapida sedimentazione delle sabbie e delle argille, per la gran copia della precipitazione acquea.
Che il processo della deposizione dei varii letti carboniosi e delle alluvioni sabbiose o argillose con cui si alternano, fosse molto rapido, lo dimostrano molti classici esempi di sezioni di terreni carboniferi, nei quali frequentemente grossi tronchi di piante ancora eretti, che hanno le loro radici in un letto di carbone, si trovano immersi per altezze considerevoli entro la massa degli strati sedimentari sovrapposti.
La lentezza delle vegetazioni attuali che risentono della stasi periodica delle stagioni, ed il tempo estremamente lungo richiesto per la formazione dei sedimenti moderni per le magre e brevi alluvioni, hanno certamente influito nello stimare esageratamente lunghi di milioni d'anni i periodi primitivi della Terra e si può quindi concludere che, tenuto conto dell'intensità di tutti i fenomeni che concorsero alla formazione degli antichi strati geologici che si presentano a noi pur tanto potenti, le prime epoche della Terra furono forse molto più brevi di quanto ordinariamente si crede.
Ecco adunque che nel mentre tanta intensità di vita si svolgeva su vasti tratti della superficie, la crosta terrestre ancora debole, incompleta ed incoerente, non potendo offrire sufficiente resistenza alle correnti del magma che agivano incessantemente con la loro spinta verso i poli, dove minori erano gli ostacoli e le resistenze, doveva subire una lenta progressione verso il polo sud e verso il polo nord ed è questa probabilmente la causa per la quale troviamo i depositi carboniferi verso le regioni polari, come abbiamo veduto.
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