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      Altrettanto dobbiamo ammettere sia avvenuto nell'emisfero australe, sebbene con effetti per noi poco visibili. Fu uno sconvolgimento di tutta la superficie terrestre, un cataclisma generale, come appunto la vecchia scuola geologica ammetteva, non senza qualche ragione, per spiegare il passaggio, da un'era ad un'altra del nostro pianeta; ma questo fu senza dubbio anche l'ultimo movimento rilevante subìto dalla crosta solida, in seguito al quale, la superficie terrestre assunse l'attuale assetto, ormai consolidato e che si può ritenere stabile.
      Ciò avvenne verso la fine del periodo miocenico, col quale dovrebbe veramente considerarsi chiuso il periodo terziario.
      Il carattere principale del nuovo periodo così iniziatosi, è la comparsa delle grandi ed elevate catene di montagne che diedero si può dire una impronta nuova ai climi ed all'idrografia terrestre, mentre probabilmente nelle epoche anteriori non potevano esservi che rilievi di poca entità, data la poca consistenza della crosta solida, la quale non avrebbe potuto sostenere la pressione delle grandi sopraelevazioni montuose, e perciò si dovrebbe escludere a priori che potessero esservi stati grandi ghiacciai, anzi vere epoche geologiche durante le età più antiche della Terra, come vorrebbe qualche geologo.
      Contemporaneamente agli spostamenti della crosta terrestre ed alla formazione delle catene montuose, devono essere avvenute, come conseguenza, delle vaste lacerazioni che mettevano allo scoperto il sottostante magma liquido, in modo analogo a quanto avviene nei mari polari, dove per gli spostamenti dei ghiacci, rimangono scoperti tratti di mare libero.


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Lo spirito dell'universo
di Olinto De Pretto
Bocca Torino
1921 pagine 268

   





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