In tali versanti, i fianchi demoliti e profondamente corrosi, con grandiosi coni di detriti allo sbocco di ogni più modesto vallone, attualmente sguarnito del più piccolo corso d'acqua, mostrano d'essere stati in passato sferzati da pioggie di una violenza estrema.
Un tale periodo di straordinaria precipitazione acquea su tali versanti coincide certamente col massimo sviluppo dei ghiacciai e colle grandi alluvioni e sedimentazione dei fiumi della pianura.
Ebbene, possiamo immaginare che col sorgere delle catene delle Alpi e dell'Imalaia, per gli spostamenti della crosta terrestre, si siano formate larghe aperture che abbiano messo a nudo il sottostante magma liquido, determinando, come già accennammo, una violenta evaporazione dell'acqua del mare, richiamata in quelle voragini infuocate, fornendo un nuovo straordinario contributo alla precipitazione atmosferica.
La grande umidità di questo periodo trovò l'apparato condensatore opportuno nelle altissime catene montuose, per cui i ghiacciai assunsero il grande sviluppo a tutti noto.
Senza dubbio il grande eccesso di piovosità di quel periodo non potrebbe spiegarsi colle condizioni normali dei climi terrestri, ma solo ammettendo che sia sopraggiunta una causa straordinaria che abbia determinato una eccezionale produzione di vapori. Anche la durata relativamente limitata di tali condizioni anormali sembra appunto che si possa spiegare solo ammettendo una causa repentina di non lunga durata, come appunto potevano essere le lacerazioni della crosta terrestre, che dovevano pel raffreddamento con una certa rapidità rimarginarsi.
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Alpi Imalaia
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