Critiche e difese della ipotesi.
Critiche di un geologo.
Ho letto con interesse il suo lavoro che io ritengo possa essere utile e interessare i geologi, quantunque alcuni, ed io tra questi, ammettiamo un nucleo terrestre caldo (alcuni lo vogliono freddo), ma compatto e rigido come l'acciaio, e più che alla vecchia teoria di Laplace siamo propensi a quella di Chamberlain, che ritiene la Terra in origine come una piccola stella morta che in seguito ad enormi cadute di meteoriti si è ingrossata e riscaldata. La teoria di Laplace può spiegare i climi per lo più caldi e uniformi nelle epoche geologiche più antiche, ma non può spiegare le recenti scoperte di un'epoca glaciale permiana (forse più importante di quella quaternaria), che coprì di ghiacci le regioni equatoriali; nonchè altre due epoche glaciali nell'arcaico.
Ad ogni modo non riesco bene a farmi un concetto della grande forza dovuta ai movimenti dei liquidi magmatici, data la loro grande densità; e se li ammetto possibili quando tutto era liquido e abbastanza fluido per l'altissima temperatura, i movimenti stessi dovevano diminuire di intensità abbassandosi questa per poi cessare al formarsi definitivo della crosta solida. Perciò le forze sviluppate da questi movimenti potrebbero spiegare i sollevamenti di montagne più antichi, ma non più recenti (Alpi, Caucaso, Imalaia). Perciò io darei più importanza alla eccezione della catena degli Urali (sollev. erciniano) che non a quella delle Ande, che mi sembra siano terziarie.
E per spiegare le variazioni dei climi non è sufficiente lo spostamento dei poli?
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