Uomo avvisato, mezzo salvato,
pareva che Ella avesse voluto dirmi; io non le diedi retta, ed accadde quel che doveva accadere.
Mi crederà se io le dico che, prima ancora del giudizio dei critici, prima ancora del Suo ammonimento, io avevo previsto la sorte - senza giuochi di parole - che era riserbata al mio volume? Se avessi potuto farmi illusione, l'esperienza dei miei maestri ed amici mi avrebbe aperto gli occhi. Parlo di Giovanni Verga e di Luigi Capuana, di due scrittori nei quali i critici della Sorte hanno trovato i miei modelli, facendomi con questo il più grande elogio che io potessi ambire. E rimontando ancora più su, al maestro dei maestri, ad Emilio Zola, che cosa non gli era toccato di sentirsi dire? Per poco non lo avevano fatto passare come un bevitore di sangue! Figuriamoci quel che avrebbero detto a me!
Nondimeno, malgrado ogni sorta di scettiche previsioni e di immediate difficoltà, io mi ostinai a metter fuori quelle novelle. Questo potrà forse dimostrarle che io ero guidato da una chiara idea e che sapevo quel che facevo - o per lo meno quello che avevo avuto l'intenzione di fare... Io avevo avuto l'intenzione di fare un'opera d'arte. Descrivendo una società repugnante? mettendo in iscena dei personaggi odiosi? riuscendo ad un'impressione di pessimismo?... Che importa! L'interessante, ciò che costituisce il valore specifico dell'opera d'arte, non mi pareva la qualità del soggetto preso a trattare o dell'impressione da conseguire, bensì il modo con cui il soggetto era trattato e l'impressione conseguita.
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Giovanni Verga Luigi Capuana Sorte Emilio Zola
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