Io dico che la realtà non avendo caratteri specifici, non essendo definibile assolutamente, le visioni contraddittorie delle due scuole sono egualmente legittime. Voi dite invece che la realtà ha dei caratteri definiti, che essa è, per sè stessa, in un certo modo determinato? Allora tanto chi disprezza per partito preso, quanto chi ad ogni costo accarezza, sono, per esagerazione, nel falso. Quindi: se naturalisti e idealisti sono, per il loro modo di vedere, o entrambi nel vero, o entrambi nel falso, il loro modo di vedere è una qualità sopprimibile, come quantità sopprimibili, nei due membri di un'equazione, sono i termini eguali. Che cosa resta? Resta il quid artistico, l'x da trovare.
Lasciamo stare l'algebra. Molte persone dicono: "Sta bene, riconosciamo il valore artistico delle opere naturaliste; siamo anche disposti ad ammettere la superiorità di questo metodo; ma, in ragione di questa stessa superiorità, domandiamo che dei mezzi così efficaci di rappresentazione non siano unicamente adoperati per dipingere il brutto ed il pravo. Fate del naturalismo artistico, ma dell'idealismo etico al tempo stesso; in altre parole: descrivete naturalmente il bello ed il buono." Chi ragiona così dimentica che ogni metodo d'arte porta con sè la sua propria filosofia, che un modo di scrivere è anche un modo di vedere, che ad ogni contenuto s'impone una forma determinata - e reciprocamente. Un idealista, perchè idealista, sceglie degli argomenti nobili, presenta dei caratteri elevati, perviene a conclusioni confortanti, attenua con la simpatia il suo pessimismo.
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