Io credo che tutto possa essere - ma credo del pari che l'artista, in mezzo all'infinita varietà dei fatti umani, abbia piena ed intera la libertà della scelta e della interpretazione. Scegliere, fra questi fatti quelli che rappresentano il lato seducente dell'umanità, è certo accaparrarsi un più largo consenso; se, dunque, molti artisti vi rinunziano, per appigliarsi a quegli altri fatti che rappresentano il rovescio della medaglia, più che il biasimo non crede Ella che meritino una lode per il coscienzioso disinteressamento di cui dànno prova? Ma, dirà Ella, perchè scegliere l'altro lato?... Arrivati a questo punto, le teoriche non hanno più che farci: la scelta, il modo di vedere, sono quistioni di temperamento, di gusti, di educazione, di disposizioni permanenti o transitorie, di attitudini speciali: tutti elementi personali, variabilissimi, che non è possibile, e si potrebbe fino a un certo punto anche aggiungere non è lecito, di rintracciare. Se una dimostrazione filosofica o gli ammaestramenti di una esperienza mi inducono a credere che i sentimenti più alti e più rari si risolvono negl'istinti primitivi della bestia, io farò oggetto della mia rappresentazione artistica dei fatti dai quali questo concetto scaturisca. Se la mia esperienza mi avrà detto invece che gl'istinti meglio radicati sono domati da qualcosa di più potente e di più puro, io vedrò le cose in tutt'altro modo, la mia scelta sarà diversa. E la scelta è poi libera: - meglio: c'è vera scelta, o sotto l'illusione della libertà si nasconde una rigorosa predeterminazione?
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