Quando però si è letta una di queste pagine così precise, in cui l'azione del personaggio è legittimata da cento motivi uno più sottile e più profondo dell'altro, vien fatto istintivamente di domandare all'autore: "Come li avete saputi? Il vostro personaggio vi ha egli raccontato tutto ciò ch'egli ha provato, sentito, ricordato, previsto, trascurato, ponderato? Se no, come avete fatto ad entrare nel suo cervello ed a leggervi quel che vi si passava?..." Victor Hugo, nell'Homme qui rit, ha un'epica descrizione del naufragio di una nave di Baschi, nessuno dei quali però si salva. Ragazzo, appena finito di leggerla, io domandavo a chi ne sapeva più di me: "O come ha fatto Victor Hugo a risaper tutto quel che è avvenuto a bordo della Mattutina dal momento della partenza fino al naufragio, se nessuno è sopravvissuto per dargliene la notizia e se nessun altro poteva esser presente, in mezzo al mare?" E quelli che ne sapevano più di me, mi rispondevano: "È tutta forza di fantasia e di imaginazione!"
Ora, l'analisi psicologica è anch'essa il prodotto di un particolar genere d'imaginazione: l'imaginazione degli stati d'animo. In un sol caso essa può essere il prodotto reale dell'osservazione immediata, ed è quando lo scrittore fa argomento della propria analisi sè stesso. Mettendosi direttamente in iscena, o prestando la propria coscienza ad uno dei suoi attori, egli potrà sviscerare gli stati d'animo più complessi, più delicati e più rari che nel campo di quella coscienza e sotto la propria diretta percezione si svolgono.
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