Quelli erano troppo sciatti, questi saranno troppo preziosi. Lì ero troppo indifferente, qui esprimerò troppe opinioni. La Sorte era troppo vera; i Documenti umani saranno troppo inverosimili....
Si metta ora un poco nei miei panni e consideri che bell'impiccio! Lei mi dirà: "Non si preoccupi della critica!" Ma si fa presto a dire! I critici sono o non sono i giudici naturali di noi poveri autori? sono o non sono i supremi custodi della legge dell'Arte? Se cominciamo a discutere la loro autorità, sa come potrebbe finire? Che un bel giorno essi pianteranno lì la loro missione; e allora addio garbo, misura, buon gusto, buon senso: tutti i freni saranno sciolti, a scempio del bello, del buono e del vero!
Tolga Iddio che io contribuisca a tanta sciagura! Io sono un autore timorato ed ossequente alla critica costituita. La Sorte era naturalista? Ecco qui delle novelle ideali. Sono troppo ideali? Ed io mi metto a scrivere un romanzo a modo mio.... Me lo stamperà?
Mi stamperà, innanzi tutto, questa lettera? A discorrere solo, uno si persuade presto d'aver ragione; però, dopo aver riletto queste pagine, comincio a persuadermi che probabilmente le mie teorie non avranno persuaso niente affatto lei. Lasci correre lo stesso; tanto, a discutere, si finisce per confermarsi nella propria opinione. Guardi come il pubblico resta incrollabile nella sua, che è quella di non darci retta!
Catania, Ottobre 1888.
Di lei cordialissimamenteF. DE ROBERTO.
DOCUMENTI UMANI.
I.
Quando voi leggerete queste pagine, io sarò morto.
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