Il giorno dopo, malgrado tutte le precauzioni di Andrea Ludovisi, la vera causa del dissidio fu propalata per ogni dove. Col cuore sanguinante, senza far conoscere a nessuno la propria destinazione, senza tentar di rivedere la baronessa, a cui aveva solo fatto pervenire un biglietto con questa parola: Perdonatemi, egli lasciò Napoli, malgrado i gravi affari che ve lo trattenevano, per Firenze, dove un suo dramma aveva suscitato un grande entusiasmo.
Una settimana dopo, mentre sfogliava i giornali nella sala di lettura dell'Hôtel de la Grande Bretagne, in quel momento deserta, sentì schiudersi l'uscio. Era la baronessa Costanza di Fastalia.
III.
Egli aveva voluto tornare a Napoli, rivederla in quel quadro dove prima gli era apparsa, rifare a passo a passo - ora - il cammino percorso dal giorno che l'aveva conosciuta. Ella assecondava tutti i suoi capricci, non aveva più volontà propria; gli si era data tutta, anima e corpo, il giorno che aveva indovinato ciò che era passato nel cuore di quell'uomo, la religione che le aveva dedicata dal profondo dell'anima; il giorno che, dopo tanto accumularsi di tristezze, la passione di quell'uomo l'aveva fatta rinascere all'amore.
A Napoli, ella aveva completamente mutato il suo sistema di vita; con abili pretesti si era sbarazzata della folla che prima le stava attorno; evitava le visite, i teatri, ogni luogo di riunione. Suo zio di Marciano e il duca di Majoli erano le sole persone che ancora vedesse. Vecchio, un po' sordo, vivente con lo spirito in un tempo che non era più il suo, il principe di Marciano non dava ai due amanti fastidio di sorta.
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