Il suo primo pensiero fu che ella era impazzita.
- Costanza! Costanza!
E fece per avvicinarsi.
Ella gridò, indietreggiando:
- Non mi toccare! - E mostrando le lettere, con un gesto imperioso: - Leggile!
- Non voglio!... Non ne ho bisogno....
Prima ancora che ella avesse potuto pensare a sfuggirgli egli l'aveva presa per lo braccia. Con una forza di cui non sarebbe stata mai creduta capace, la baronessa si sciolse da quella stretta, fuggendo per la camera. Egli la raggiunse.
Allora cominciò una lotta feroce, tra la donna che tentava di liberarsi e l'uomo che stringeva le bellissime forme scosse da lunghi fremiti, in preda a contorcimenti serpentini. Col viso di porpora, le nari aperte, gli occhi sfavillanti, la baronessa era bella d'una fiera e selvaggia bellezza. Al colmo dell'indignazione, ella balbettava confuse parole.
- Ah, no!... ah, no!... è un'infamia!... le lettere!... le lettere!...
Caddero, l'una sull'altro, sopra il divano; e traendo profitto della sua momentanea superiorità, ella abbassò un braccio per prendere una delle lettere sparpagliate per terra.
- Leggile!... è un'infamia!... leggile!
- Costanza, soffoco!... Non voglio, ti credo.... perdono! - E con la mano rimasta libera, le strappò la lettera.
Una seconda volta ella si curvò, per prenderne un'altra.
- È un'infamia!... Leggile!...
Come ella gli mise sotto gli occhi la busta, Andrea Ludovisi lesse: Alla baronessa Costanza di Fastalia, sue adorabili mani. Era il carattere del cavaliere di Sammartino.
In quello stesso momento s'intese il cigolio dell'uscio dell'anticamera, e il cameriere entrò annunziando:
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Andrea Ludovisi Costanza Fastalia Sammartino
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