... E risentiva le parole con le quali gli aveva dato ragione: «Sì, sì; non bisognava amarla, bisognava soffocare quel sentimento fino dal nascere; ma non aveva potuto! non poteva! ed era un miserabile, e voleva farsi ammazzare da un altro miserabile suo pari!...»
Allora il duca imaginava i due uomini, armati, scagliarsi l'uno contro l'altro; vedeva il sangue scorrere, e un tremito nervoso gli passava per tutto il corpo. Il sangue ed il pianto!... L'eterna vicenda ricominciava ancora una volta; e quale fatalità condannava gli uomini a scontare in tal modo l'incerto, il fugace piacere? Perchè la fantasticata asportazione del cuore, l'abolimento di ogni sensibilità non doveva esser dunque possibile?... Ah! tutto quel che si poteva di più, era il soffrir da soli, in secreto! il soffrire come egli stesso, in quel momento, al pensiero della catastrofe che aspettava la disgraziata, soffriva....
Un'esclamazione del Giussi lo richiamò ad un tratto alla coscienza del presente.
- Ecco quei signori.
Erano il barone De Falco e il giornalista Andritti. Scambiati i saluti, i quattro rappresentanti presero posto intorno a un tavolo, su cui la lampada gettava una viva luce.
Il duca di Majoli prese la parola, seccamente.
- Sarebbe inutile ricordare il motivo che ci riunisce stasera. L'offesa fatta dal signor Sammartino....
Il barone De Falco interruppe:
- Se il signor duca permette....
- Ella vuol dire che l'offeso è il suo primo? Reclama per lui la scelta delle armi?
- Perfettamente!
- Noi abbiamo mandato di accettare qualunque condizione.
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