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      Il mio cuore e la mia casa erano vuoti; ella li aveva popolati; non c'era pił posto per nessuno. Il codice che il signor sindaco ci aveva letto, parlava dei diritti del marito, degli obblighi della moglie, e che so io. Queste cose mi parevano assurde. In casa nostra non si comandava nč si ubbidiva. Con qual dritto avrei ingiunto a mia moglie: Fai questo o quest'altro? Coi soldatini, passi; li potevo schierare come volevo, raggrupparli, sbandarli, rovesciarli. Ma i soldatini stavano sempre a spall'arme. Mia moglie aveva dei muscoli, dei nervi, una volontą; e in ogni atto della vita la sua volontą valeva quanto la mia. L'uomo e la donna mi parevano due esseri diversi, ma equivalenti. Quando eravamo d'accordo, la questione era risolta. Nel caso contrario, io mi uniformavo al suo giudizio. Contrariarla, avrebbe forse potuto dispiacerle; secondarla, faceva certo piacere a me.
      Io non sono un'aquila d'ingegno, tuttavia spesso, nelle nostre discussioni, mi accorgevo della mia superioritą intellettuale. Ma rinunziavo a sfoggiare il mio sapere per darla vinta a lei. Talvolta, ella fraintendeva i miei ragionamenti e mi faceva la lezione; preferivo passare per sciocco, anzichč dimostrarle che aveva torto.
      Quanto all'economia della casa, era stata lei a rifiutarne la direzione; diceva che non vi aveva testa. Amministrando la sua dote, io ne prendevo soltanto quel che rappresentava la quota di lei nelle spese comuni; tutto il resto era a sua disposizione, veniva investito(3) in proprietą sua personale.


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Documenti umani
di Federico De Roberto
Treves Milano
1888 pagine 229

   





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