... Non ricordo più nulla.... sì, il sorriso straziante di mia moglie, le grida festanti dei miei bambini che giuocavano in giardino, le grida dei bambini vestiti di nero.... perchè? Era la mamma che aveva finito di piangere per me.... lo seppi più tardi, quando dissero che ero guarito.... Guarito? Io non avevo mai sofferto come allora. Io sonnecchiavo in una incapacità spirituale che formava il mio tormento; passavo le mie giornate a lottare con la memoria recalcitrante, con l'intelligenza assonnata, con le visioni che venivano incessantemente a turbarmi....
Come l'Albani tacque ancora, Anastasio Natali che continuava nervosamente nel suo lavoro, ripetè:
- E poi?... e poi?...
- Poi, ho finito.
- Ma la guarigione?
- Ah, sì! È avvenuta da qualche mese soltanto, e non è ancora, come vedi, completa. Ero andato a passare qualche tempo al mio paese, a respirare quell'aria balsamica, a riposare gli occhi nella contemplazione del verde. Del mio paese io avevo dimenticato tutto: la posizione, le strade, gli abitanti, la pronunzia. A poco a poco i miei ricordi si districavano, si facevano meno confusi; mi sentivo tornare alla coscienza di me stesso.
Un giorno, incontrai un compagno d'infanzia che non stentai molto a riconoscere. Questa scoperta mi riempi di soddisfazione, e come l'amico mi aveva pregato di andarlo a trovare, mi avviai verso la sua casa. Aggirandomi per quelle viuzze strette, in salita, dove, ragazzo, avevo tanto trottato, provavo una tenerezza, una contentezza, che assaporavo deliziosamente, senza scoprirne la ragione.
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Albani Anastasio Natali
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