Pagina (132/229)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Allora, egli aveva misurato l'abisso che separa sempre l'azione dall'intenzione; aveva compresa l'irriducibilitą del pensiero, l'incoscienza con la quale si compiono le operazioni dello spirito, e rassegnatosi quindi alle inconfessate e spesso inconfessabili suggestioni della mente, la sua vocazione si era fatta pił salda, pił sicura, col dovere che gli si tracciava ora nettamente dinanzi, di illuminare le anime umane, di guidarle, di sorreggerle con tanta maggiore sollecitudine quanto pił grande, pił naturale era la probabilitą della colpa.
      Una reputazione di santitą era il frutto di quella abnegazione; una reputazione di cui egli avrebbe sorriso nel suo interno, con qualche sfumatura di amarezza, se non fosse stato pił forte in lui lo spirito di compatimento per gli errori degli uomini.... Quel giorno, come sempre allorquando egli dominava dall'altare la folla dei fedeli sparsa qua e lą per la chiesa, il pensiero del contrasto fra il rispetto, fra la devozione un poco meravigliata che si leggevano negli sguardi di quanti lo circondavano, e l'intima sfiducia di esserne veramente degno, occupava la sua mente intanto che egli si preparava ai mistero dell'elevazione. Se gli uomini avessero potuto leggergli nell'anima in quell'ora; se avessero potuto sospettare il dubbio che vi tenzonava, intanto che egli teneva chini gli sguardi sul messale e le mani congiunte in segno di adorazione?.... In quei momenti, per l'attenzione stessa di cui lo faceva oggetto, il dubbio s'ingigantiva; egli si persuadeva della propria indegnitą, dell'ipocrisia che vi era da parte sua nel presumere di farsi curatore di anime, lui che aveva pel primo bisogno di esser guidato!


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Documenti umani
di Federico De Roberto
Treves Milano
1888 pagine 229