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      Egli è sepolto sotto il suo capolavoro; fu l'unico compenso da lui chiesto. Quest'organo gli costò dodici anni di fatiche; uscì tutto dalle sue mani.
      Quando l'aria s'ingolfa in quella foresta di canne vibranti, quando le onde sonore se ne sprigionano allargandosi tutt'attorno, l'anima dell'abate deve vibrare all'unisono.
     
     
      16 novembre.
     
      Silenzio! silenzio!... che meraviglia!... ascoltate!
      Basse, umili, incerte, delle voci si levano confusamente, in un limbo di attesa angosciosa. In mezzo al coro, una finisce per emergere, lunga, triste, narrante i dolori di tutti. Oppressi, circondati dalle tenebre impenetrabili sono gli spiriti, e da tanto dura l'esilio, ch'essi hanno perduto ogni speranza. Gli spiriti assentono, con gemiti sordi. - O voi che il sole illumina, o voi che veste l'etere, non ne avrete pietà? - Silenzio. Più debolmente: - O voi che veste l'etere, non ne avrete pietà? - Silenzio. La voce muore. Allora il turbine degli spiriti ripiglia la sua corsa, avvolgendosi a spire, scindendosi in cerchi, cadendo incessantemente per un abisso senza fondo, dove le tenebre sono sempre più fitte, dove il freddo è sempre più acuto. Lo strazio è infinito; l'anima si schianta.... Un tuono formidabile che scuote la terra dalle fondamenta. La caduta si arresta. Dall'alto, brilla un punto luminoso che s'ingrandisce, s'ingrandisce, s'ingrandisce, saettando raggi più vivi, allagando tutto di luce gioconda. Un canto serafico di laudi e di trionfo. Su, su, di sfera in sfera, agili, leggieri, balzano gli spiriti eletti; su, su, per l'etere chiaro, nel fluido zaffiro, tra le danze degli astri immortali.


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Documenti umani
di Federico De Roberto
Treves Milano
1888 pagine 229