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      6 dicembre.
     
      Quando si schiude il registro della voce umana, qualcuno parla, qualcuno chiama.
     
      Dicembre.
     
      Non ho ancor visto l'organista, nè voglio vederlo; non voglio neppure conoscere la musica ch'egli eseguisce. Che cosa importa? Essa non ha altro significato se non quello che io le do. La grandezza di quest'arte è a patto della sua subbiettività.
      L'oggetto non esiste se non in quanto è pensato da un soggetto. Le cose sono nelle coscienze umane; abolite queste, tutto è abolito....
      Nessuna notizia del mondo arriva più fino a me; ho perduta la misura del tempo.
      Io so che Ella è morta.
      Silenzio!... Ascoltate.
      Nel mare della Serenità fila la nave con moto eguale; la pace è nel cielo, la calma è nel mare. Perduto ogni vestigio di terra. Il biancore plenilunare inonda di spazii, inargenta le acque dormenti. Fila la nave con moto di culla e la sua corsa è lunga e senza mèta come le vaghe aspirazioni umane. Al suo passaggio, grandi pieghe si formano sulle superficie delle acque, e pare che le acque fuggano guizzando. Ma se si leva all'alto lo sguardo, tutto rientra nella silente immobilità, e solo l'insensibile moto della nave culla e addormenta....
     
      Notte. Tutto tace.
     
      Il silenzio è pieno di rumori, di zufolii, di strepiti, di squilli, di tintinnii. Talvolta si odono anche delle voci....
      Chi mi chiama?
      In mezzo ai corridoi, i lontani fanali proiettano delle ombre smisurate, grottesche, spaventevoli. I quadri polverosi mostrano confusamente le loro figure dagli sguardi immobili, insostenibili. Il vento che passa per le fessure delle imposte, che s'ingolfa pei corridoi, ha dei suoni gravi e lunghi come quelli dell'organo.


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Documenti umani
di Federico De Roberto
Treves Milano
1888 pagine 229

   





Serenità