Che vista!
Nella notte profonda, le immense finestre della cupola si disegnano vivamente illuminate. La luce non č eguale, ma vacillante come se delle grandi ombre errassero tutt'intorno. Quale cerimonia si celebra a quest'ora nella chiesa?...
La chiesa č vuota. Sono sceso dalla sacrestia, ho guardato da una vecchia porta tarlata. Nessuno. La luce parte non so di dove. Le lampade dei pilastri, le torcie degli altari, le candele delle lumiere non ardono. L'organo canta....
Sono le anime che cantano, sono le anime che parlano il loro immateriale linguaggio. Il canto č fievole, triste, doloroso, quando esse dicono i ricordi della terrena esistenza; limpido, sereno, giocondo il canto si effonde quando le anime narrano le paci ed i tripudii della vita spirituale.
Cori d'armonie, torrenti di anime vibranti, prendetemi con voi, trascinate con voi l'anima mia, perchč, appreso il vostro linguaggio, essa esprima finalmente le sue angoscie e le sue esultanze.
Vi sono certi accordi chiari come fasci di luce penetranti nel buio. Certi lenti tremolii sono pieni di silenzio....
Quando si schiude il registro della voce umana, qualcuno parla, qualcuno chiama.
Il padre guardiano vuole distogliermi dal mio proposito; dice che l'impresa č arrischiata, che bisogna avere il pič fermo e l'occhio avvezzo alle vertigini del muratore o del marinaio.
La scala di ferro descrive un grande arco, adattandosi sull'emisfero della cupola fino al lanternino.
Di lassų, la vista dev'esser pių grandiosa, l'occhio deve abbracciare un orizzonte immenso, il respiro deve trarsi pių profondo, l'anima deve spaziare liberamente.
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