Se non che, una virtù severa, o meglio forse le scettiche persuasioni dell'esperienza, corazzavano la signora Auriti contro ogni seduzione anche più potente di quella che tentava di spiegarsi sopra di lei; e il freddo ragionamento, la logica inflessibile con cui ella aveva risposto alle professioni di fede, un po' troppo vivaci per esser tutte sincere, del Darsi, avevano ben presto fatto temere a quest'ultimo che il suo gioco non venisse scoperto. Perfino la chiara, la viva luce penetrante dalle finestre e temperata appena dalle tendine tenuissime, gli procurava un certo fastidio, abituato com'egli era alle propizie semi-oscurità dei salottini delle signore alla moda.
- Io le domando scusa - tentava nondimeno di insistere - ma lei non mi persuaderà che due esseri non si possano comprendere, che l'accordo sia impossibile, che il disinteresse non esista; non mi potrà persuadere che sotto la spinta delle grandi passioni il nostro io non scomparisca, non si annulli, per farci vedere, per farci sentire, per farci vivere di un altro io....
- Sì, sì, - interruppe la signora Auriti, prendendo da un minuscolo tavolinetto uno svelto calice di cristallo e odorando le violette di Parma che vi suggevano nuova vita, - glielo concedo; ma fino a quando quest'altro io ci seconda. Aspetti però il giorno che sorgono le contrarietà!... E poi, crede lei che l'accordo sia vero, o non è più tosto apparente? Non è il nostro interesse che ci spinge a passar di sopra ai malintesi quotidiani nell'attesa di un vantaggio avvenire, fin quando questi malintesi non sono così grandi da nuocerci immediatamente?
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