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      Dall'ammettere che la donna avesse potuto essere tratta in inganno, al giustificare la condotta di lei, non v'era che un passo. Dal giustificarla, ad accusare sč stesso, il passaggio era meno facile; nondimeno egli lo compė. Trovava di non avere insistito abbastanza, - a quel tempo - per ottenere una spiegazione; di aver commessa una vera colpa non avendo cercato di lei, quando il motivo di quella rottura gli era stato fatto intravedere. Allora sarebbe stato dover suo giustificarsi, smentire la voce bugiarda, far rifulgere la propria innocenza.
      Il dover suo era di non abbandonare quella donna, suo malgrado! Chi gli diceva, infatti, che il tradimento di cui ella si era creduta vittima, non l'avesse spinta a rappresaglie; che, per colpa di lui, ella non si fosse interamente perduta?... Una specie di rimorso sorgeva allora nell'animo del Landini, un rimorso che era, in fondo, una forma di egoismo: poichč il rimprovero di averla potuta far cadere in braccio ad altri si risolveva nel rammarico di non averla pių per sč.... E una grande tenerezza lo vinceva, a poco a poco, pensando a tutto quello che era stato fra di loro, a quel romanzo bruscamente troncato e non finito, cosė, senza ragione, per quelle assurditā di cui la vita č tanto feconda... Perō, in quella lettera improvvisamente pervenutagli, quando egli si era giā rassegnato all'assurdo, era la parola che avrebbe tutto spiegato. Egli riconosceva a questo tratto l'indole fiera, appassionata, di quella donna di cui si era fatto un tipo ideale.


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Documenti umani
di Federico De Roberto
Treves Milano
1888 pagine 229

   





Landini