Pagina (16/249)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Il vecchio, quando gli bisognò, non trovò piú il suo pane, e andava cercando a tentoni. Io m'ero rimpiccinito, e avrei voluto sparire dal mondo. Zia Marianna se ne accorse, e diede un'altra fetta di pane al vecchio, e diede a me un'occhiata obliqua, che mi parve una spada. La sera ci fu gran chiasso; la mi fece una lavata di capo. Come ragazzi viziati, ci raccogliemmo nell'ultima stanza indispettiti, e cominciammo a mormorare contro la zia, che era un'avara, e ci faceva desiderare anche un po' di pane. E d'uno in altro proposito, Giovannino fece questa bella trovata. "Domani, - disse, - si fa il pane nuovo, che fetta e fetta! Andiamo e prendiamoci addirittura una panella, e sfamiamoci, e diamo una lezione alla zia". Vollero assolutamente che fossi io a fare questo bel tratto. Io non voleva; ma pur ci andai. Il giorno appresso nelle ore vespertine tutto dormiva, zio si soleva mettere nella grande stanza della scuola sopra una seggiola, con un fazzoletto che gli copriva la faccia. Nella stanza appresso stava un maestro di disegno, certo Ippolito Certain, che a quell'ora stava disteso sul letto sonnecchiando. Zia Marianna era a sua casa; ma nell'avanti-cucina come un Argo, stava Rachele cosí tra veglia e sonno sulle tavole del letto acquattata. Appunto in quella camera stava il pane nuovo in una cesta che penzolava a una fune presso il balcone. Giunse l'ora. Io ero pallido come un ladro; mi batteva il cuore. Mi levai le scarpe e zitto zitto aprii l'uscio della stanza, dove stava lo zio.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

La Giovinezza
Frammento autobiografico
di Francesco De Sanctis
pagine 249

   





Marianna Giovannino Ippolito Certain Marianna Argo Rachele