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      Quei cenni mi fecero un gran male, perché mi facevano intendere che di gran cose c'erano a dire, e non si dicevano per non turbare la mia innocenza. Era la prima volta che vedevo messi in dubbio principii da me succhiati col latte. Quello sghignazzare di D. Domenico mi pareva il riso del demonio. "Ma dunque, voi siete un ateo?, - diss'io con orrore. - Per voi non c'è Dio, non c'è anima, non c'è rivelazione. Voi siete andato sino a Lamettrie", conchiusi, ricordando un motto dell'abate Fazzini. Egli fece una gran risata, che mi turbò piú. Prese uni grossa pizzicata di tabacco, mutò discorso, mi lodò, mi accarezzò. Me ne andai poco rabbonito.
      Il dí appresso facemmo un'uscita in campagna. C'era Costantino, e c'erano le tre sorelle Consolazio, e parecchi compagni. Andammo a piedi, coi contadini che ci portavano il pranzo. Il luogo di convegno era detto Selvapiano. La donna non mi faceva ancora impressione, fanciullescamente dava qualche pizzicotto. Chiacchieravo molto, soprattutto di libri e di scuola, ciò che annoiava molto le donne, alle quali piaceva piú Giovannino, meno novizio di me. Costantino si pose sotto il braccio Vincenzina, la piú grande delle sorelle, e la tirava e diceva barzellette, ridendo goffamente. Giovannino faceva il sentimentale con Mariangiola, e le stava all'orecchio con aria di gran mistero, e lei si faceva rossa. Or questo non potevo io tollerare. Volevano per forza ch'io stessi con Gennarina; ma io la trovava insipida, e voleva stare con Mariangiola, e la tirava a me e pretendeva che stesse a sentire non so che sonetto.


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La Giovinezza
Frammento autobiografico
di Francesco De Sanctis
pagine 249

   





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