Cominciò una reazione contro il sensismo, come fautore di empietà. Io vedevo a terra tutti i miei idoli, e non ne avevo pietà, trascinato dalla nuova corrente. Il re stesso fatto accorto del pericolo, toglieva il suo favore all'abate Capocasale, a monsignor Colangelo e ad altri sensisti in veste teologica, e credeva il buon'uomo che Kant e Smith fossero roba meno infetta.
C'era nel mio cervello un turbinío, quando un giorno m'incontrai con Francesco Costabile, uno dei miei vecchi compagni nella scuola dei Fazzini. "Dove vai?" dissi. "Vado dal marchese Puoti". Cosí per la prima volta intesi parlare di un uomo, che doveva avere una grande influenza sul mio avvenire.
Capitolo OTTAVOIL MARCHESE PUOTI
Questo nome già caro e popolare in Napoli, mi giunse nuovo. La mia vita era tra casa e biblioteca e non conoscevo che pochissimi amici dello zio, come un Corona, un Capobianco, un Boscero. "Chi è il marchese Puoti?" diss'io a Costabile. "Insegna l'italiano", disse lui. "E credi tu ch'io debba ancora imparare l'italiano?" "Sicuro; quell'italiano lí l'è un'altra cosa; vieni"... Cosí Giovannino e io ci trovammo scolari del marchese Puoti. Lo zio ci lasciò fare.
Era la prima volta ch'io entrava in un palazzo magnatizio, e che mi presentava ad un marchese. Era il palazzo Bagnara in piazza del Mercatello. Ci accompagnava il Costabile, che saliva svelto e ridente, facendoci il cicerone. Entrammo in una gran sala quadrata, tutta tappezzata di libri, con una lunga tavola in fondo, coverta di un tappeto verde screziato di macchie d'inchiostro.
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La Giovinezza
Frammento autobiografico
di Francesco De Sanctis
pagine 249 |
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