Pagina (44/249)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Costabile mi parve un po' piú alto, quando lo vidi in tanta dimestichezza col marchese, e dissi sospirando: "Se foss'io cosí!". Egli ci spiegò che la base della scuola era la buona e ordinata lettura di trecentisti e cinquecentisti; che si voleva leggere prima gli scrittori in istile piano, poi quelli di stile forte, e poi quelli di stile fiorito. Riserbò per ultimo la lettura di Dante e del Boccaccio. Solo dopo un par d'anni ci erano consentiti i cinquecentisti; i moderni poi vietati affatto, massime i poeti. In conclusione, ci pose nelle mani il Novellino e Giovanni Villani. "Badiamo, - disse: - voi dovete notare tutti i gentili parlari; io voglio vedere i vostri quaderni". Corsi a casa, come avessi un tesoro, e cominciai a sfogliare. Mi parve quello un parlare di bambini, e chiamai Giovannino e molto risi con lui.
      La sera, con viva curiosità, andammo. Rimanemmo come naufraghi in mezzo a tanta gente. Stavano innanzi, nelle prime file, gli Anziani di Santa Zita, come per ischerzo li chiamava il marchese. C'erano in quello stuolo di maggiorenti parecchi che piú tardi vidi nei primi gradini sociali, come il Pisanelli, il De Vincenzi, il Cappelli, il Torelli, il Dalbono, il Rodinò, il Gasparrini. Altri meno antichi erano gli Eletti, uno stuolo a parte dei piú valorosi. Noi stavamo agli ultimi posti, tra la moltitudine. Il marchese era tra i maggiorenti, che gli facevano corona, vivace, faceto, sempre fresco. Si correggeva un periodo di Cornelio Nipote voltato in italiano. Il marchese faceva un minuto esame delle parole, parte benedicendo, parte scomunicando.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

La Giovinezza
Frammento autobiografico
di Francesco De Sanctis
pagine 249

   





Dante Boccaccio Novellino Giovanni Villani Giovannino Anziani Santa Zita Pisanelli De Vincenzi Cappelli Torelli Dalbono Rodinò Gasparrini Eletti Cornelio Nipote