Egli se n'era accorto, e aveva di me qualche gelosia, massime quando con le mie letture lo accoppava, tra le risa del marchese. Secondo il mio costume in un anno mi avevo i messo in corpo piú roba che non potessi digerire. Avevo i miei favoriti, Agnolo Pandolfini, Domenico Cavalca, Iacopo Passavanti, ch'erano per me gli Dei maggiori, circondati dalla turba delle minori divinità. Sapevo per lo senno a mente un'infinita quantità di modi e di frasi, che mi rimanevano impressi senza ch'io dovessi trascriverli; era divenuto loquace e presuntuoso, e la sera e la mattina faceva sempre nuove osservazioni, e il marchese mi rideva, e Meledandri si facea verde. Ben presto uscii dalla moltitudine, e andai tra gli Eletti. Il mio piacere non fu intero, perché Giovannino era rimasto indietro col naso lungo. Zio Pietro venne al marchese, sicché una quindicina di giorni dopo venne tra gli Eletti anche Giovannino. C'era lí molti giovani valorosi, come i fratelli Del Giudice, Gatti, Cusani, Ajello, Florio, Capozzi. Il marchese cominciò a domandare il mio avviso intorno ai lavori, e io parlando in pubblico, cominciai a moderare la mia foga, a battere sulle finali, a spiccar bene la voce, ad accentuare e intonare, secondo il senso, mi tolsi in gran parte quel vizioso leggere e parlare che mi faceva balbutire. Questo era un grande progresso.
Una sera il marchese volle si scrivesse una novella. Doveva essere la storia d'una donna sventurata. Io ci pensai molto. Trovai in un dizionario geografico tra i villaggi di Firenze indicato Signa.
| |
La Giovinezza
Frammento autobiografico
di Francesco De Sanctis
pagine 249 |
|
|
Agnolo Pandolfini Domenico Cavalca Iacopo Passavanti Meledandri Eletti Giovannino Pietro Eletti Giovannino Del Giudice Gatti Cusani Ajello Florio Capozzi Firenze Signa
|