Come ha detto?
mi voltai con una gomitata a un compagno, e lui mi ripete: "Gli altri hanno armeggiato". Corsi in sala, dove si teneva la scuola, e presi in furia e in fretta il dizionario. Quell'armeggiare mi parevi dovesse significare combattere, battagliare, disputare la vittoria; mi rimaneva un filo di speranza per lo zio. La mia furia era tale che non mi riuscí subito trovare la pagina, e pestavo dei piedi. Finalmente mi venne innanzi quella maledetta pagina e quel maledetto armeggiare. Lessi che significava: fare opera vana, e divenni pallidissimo e caddi col capo sulla mano. Uscii a capo basso, come can frustato, senza pur vedere il marchese. Giunsi a casa, e lo zio era abbattutissimo e stanchissimo, e sentiva i conforti di D. Nicola del Buono che leggeva il suo scritto, pur facendo qualche appunto. Zio Pietro mormorava che D. Nicola era invidioso, e gli raggiava il volto, credendo alla vittoria di zio Carlo, e si voltò a me, dicendo, "Cosa ne dici tu, Ciccillo? Ah! tu non c'eri". Io non fiatai; ero inconsolabile, e chinai il capo, e mi ritirai in quell'angolo di casa, testimonio delle mie veglie e dei miei studi. Era sul tavolo un libro aperto, le Vite de' Santi Padri di Domenico Cavalca. Io presi il libro con dispetto e lo buttai giú, dicendo: "Al diavolo questi Santi Padri. Ho invocato oggi tutti i Santi dei paradiso. A che siete buoni voi altri Santi?" Poi mi pentii di quell'atto di superbia, e mi sovvenni che dovevo sentir messa il dí appresso, e raumiliato e stanco mi buttai sul letto e ingombra la mente di fantasmi m'addormentai.
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La Giovinezza
Frammento autobiografico
di Francesco De Sanctis
pagine 249 |
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