Pagina (66/249)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Sentimmo chiavare l'uscio con molto fracasso. Non dico che ci guardammo l'un l'altro stupiti; ché non ci si vedea.
      Ma quei giovinastri urlavano a piena gola: "Ehi! ma non è questa la maniera. Custode, custode. Ma dateci almeno un lume". L'uomo aprí e si piantò sull'uscio con un lanternino in mano, gridando: "Cosa volete?" "Ma non c'è un letto, ma non c'è una sedia, ma non c'è un lume; ma che modo è questo? ma che abbiamo fatto?" E l'uomo dal lanternino si fece piú brutto e disse: "Belli figlioli, se fate ancora gl'ineducati, vi metterò giú giú, nel criminale, e v'insegnerò io l'educazione". E fece un gesto con la mano, che voleva significare, "vi darò le mazzate". La paura li ammansí; gli fecero cerchio, con aria supplichevole. E allora il cerbero si mansuefece, e lasciò intendere che coi danari si accomodava tutto. "Volete sedie? volete letti? volete buona cena e buon vino? pagate, pagate, signori; altrimenti ecco quello che passa il carcere"; e ci mostrò del pan muffito e nero, e una brocca d'acqua polverosa. Nessuno aveva in tasca piú un grano; ché i gendarmi si avevano preso tutto. Si venne a patti. Il custode farebbe la nota; e noi avremmo pagato tutto. Cosí fu portato del vino, del formaggio, buoni letti, delle sedie. Vennero certi altri, brutte facce, e si levavano il berretto, e si offrivano a servirci, e il custode a dire ch'eravamo signori e ci trattassero bene. Tutto andò per lo meglio. Quei birboni mezzo ubbriachi ci raccontavano tante brutte storielle di quel carcere, e che si davano le mazzate e che l'affare era grosso, nientemeno da lavori forzati, e non ci fecero chiudere occhio tutta la notte.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

La Giovinezza
Frammento autobiografico
di Francesco De Sanctis
pagine 249