Non mi attendevano, e maggiore fu la gioia. Mamma voleva pagare il mulattiere. "È pagato, - diss'io, e trassi di tasca un borsellino pieno di piastre, e gliele offersi, dicendo: - A voi, mamma, le primizie". La buona donna rideva tra le lagrime, e tutti avevano gli occhi sbarrati su di me, come fossi un principe.
La mattina mamma mi fece mille tenerezze. Si staccava il bambino dal petto, e mi avvicinava, ridendo, la mammella, con l'aria di chi dica: "Ti ricordi?" E mi contava tante cose, e io, stando presso al letticciuolo, negl'intimi penetrali della memoria ritrovavo certe notti lunghe, ch'io mi svegliavo con grida e con pianti clamorosi, e lei veniva e mi toglieva in collo e diceva, palpandomi: "Non aver paura, mamma è con te". Io guardavo, guardavo, come volessi mettermela bene in mente. Ah! povera mamma, come le volevo bene! E ora m'intenerisco che l'ho innanzi a me, quella persona alta, asciutta e spigliata, con quella faccia bruna e le folte sopracciglia e gli occhi neri e dolci.
Presto la casa fu piena di gente. Molte strette di mano, molti baciozzi di zie e di comari. Il discorso si oscurò subito, ché il colera non invitato, entrava nella conversazione. Pretendevano che il morbo fosse apparso già in Avellino e in molti paesi vicini, e c'era chi sosteneva di averlo incontrato sulla via del cimitero, e della peggior natura, un vero colera fulminante; un contadino, appena colpito, morto. "Non lo chiamate troppo, che viene per davvero", diss'io. Quelli mi guardavano con sospetto, e volevano sapere da me perché, cosí giallo e tisico, mi avevano lasciato passare senza la quarantena; e i soprastanti del paese conchiudevano che bisognava chiudersi e non lasciare piú entrare nessuno, e per poco non mi volevano affumicare.
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La Giovinezza
Frammento autobiografico
di Francesco De Sanctis
pagine 249 |
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Avellino
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