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      Egli indovinò, e fece una risata, guardandomi con una cera di benignità equivoca, che il sangue mi fuggí dal viso.
      Tu hai poco mondo, - disse lui, prendendomi la mano; - non occorre che tu la prenda cosí sul tragico; ti spiegherò io la cosa". E mi narrò che il mio predecessore era un tal Carlo Rocchi, un povero prete piú che sessagenario, messo al ritiro, divenuto zimbello di quei ragazzi vivaci. "Cosí tu li trovi male avvezzi. Poi, ci sono i soffioni che cospirano contro il marchese Puoti, e fanno la sua caricatura presso quei giovanetti, e dicono che un giorno si lasciò dire che il vero maestro dee far le chiose al libro. Mi sono spiegato?" "Capisco perché gridavano: chiosa chiosa". "Poi, - disse lui, squadrandomi da capo a pié, - tu non hai cera imperatoria; il tuo contegno è troppo umile, troppo semplice; con quei monelli si vuole stare in guardia, essere bene apparecchiato, non andare alla buona". Seguí snocciolandomi consigli buoni quanto inutili. La natura mi aveva fabbricato cosí, e a farle contro era peggio.
      Il dí appresso andai prevenuto e apparecchiato. Volevo fare l'aspetto imponente; ma in quella imponenza non c'era la calma, e c'era una stizza ridicola. Alzavo la voce, e quelli facevano coro. Talora il baccano era tale, che correva l'aiutante con in bocca un: "Cosa c'è?" Minacciava il piantone; ma quelli cosí piantati facevano tanti attucci col viso, che ridevano tutti, e io non sapevo perché, e m'irritavo piú. Quando io non capivo, facevo un tale atto di sorpresa, e in quella sorpresa c'era tanta bonomia e sincerità, che quelli ridevano piú forte: i bricconcelli leggevano sulla faccia tutti i miei pensieri.


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La Giovinezza
Frammento autobiografico
di Francesco De Sanctis
pagine 249

   





Carlo Rocchi Puoti Minacciava