La lezione che ieri mi costò molta fatica, ma non fu gradita, fu un vero fiasco. Io ci ho pensato ben sopra, ed ecco la spiegazione. Voi non credevate alla mia competenza, e io non ci credevo. Quella materia, ancorché molto da me ruminata e studiata nei piú piccoli particolari, rimaneva fuori del mio spirito, come parte di una scienza a me nuova. Temevo di errare, pesai le virgole, usando i modi e le parole del testo, e sempre con questo pensiero fitto in mente: dovesse uscirmi qualche sproposito! Cosí riuscii freddo e insipido, scontento io, scontenti voi. E ho imparato a mie spese, che a parlar bene d'una materia è mestieri aver dimestichezza con la scienza di cui è parte. Ed ecco nella mia persona un esempio di quello ch'io ho chiamato serietà dell'intelletto. Questa serietà mi è mancata
. La mia confessione, fatta con tutta bonomia, mosse in loro un riso di applauso, e io mi sentii compensato abbastanza dell'insuccesso.
Sissignore, la natura ti dà le forze e le attitudini. Non si nasce solo poeta; si nasce oratore, filosofo, scrittore. La natura ti dà la genialità; e se la natura fa difetto, non c'è arte che possa riempire questa lacuna. Ma la natura è semplice potenzialità; occorre l'educazione perché diventi atto. E questo è il miracolo che dee fare la scuola. Discorsi del basso concetto in che è tenuta la scuola, e del dispregio che si ha dei maestri e degli studenti. "Il maestro, - dicevo io, - non dee dogmatizzare, tenersi fuori dell'uditorio, sputar senno e mettere sempre innanzi il suo personcino.
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La Giovinezza
Frammento autobiografico
di Francesco De Sanctis
pagine 249 |
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