L'esercito era lontano, e se fosse sopraggiunto a tempo, avrebbe schiacciato il Senato anche contro la volontà del Conte. Le donne non prendevano parte alle lotte politiche, rimanevano in casa e perciò non appariscono che all'ultimo. Tutto questo bel romanzetto di Chauvet non è tragedia storica, e il fondamento dell'interesse tragico dee nascere dal movimento storico e non da un semplice fantasticare--.
Se il nuovo metodo dispiacque ai classici, dovea piacere in Germania e Inghilterra, e Manzoni trovò uno strenuo difensore in Goethe, che in due articoli successivi fece una fina analisi della tragedia. Celebra quello appunto che era materia di biasimo. La trovavano scucita nelle scene, indeterminata nei caratteri, fredda negli affetti. Goethe con l'aria di chi ignora le accuse, scrive lodi che sono difese. E quanto alla connessione delle scene, osserva con qual sapienza è condotto il primo atto, che contiene l'esposizione della tragedia. Nelle tragedie classiche, in generale, suole un confidente, parlando al suo signore, raccontare gli antecedenti. Qui subito comincia l'azione, il Senato Veneto delibera intorno alla guerra contro il Visconti; comparisce il Carmagnola, al quale si dà il comando dell'esercito; e dalla stessa azione l'Autore fa intendere chi è costui, quale è stata la sua vita, qual è il suo carattere. La moglie e la figlia, che compariscono in ultimo, sono qui ricordate come per caso. E quando Marco, amico del Conte, lo riprende della sua alterigia e gli dà consigli di prudenza, intravvedi già la catastrofe, che è prodotta appunto dall'indole subitanea e orgogliosa del Conte.
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