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      L'uno rimane al metodo, l'altro si alza all'idea; questa critica è certo più elevata, ma non è meno assoluta.
      Un pensiero storico non è per ciò solo un pensiero poetico, e tanto meno tragico. Che il Carmagnola sia innocente o reo, è una questione di fatto, che può dare occasione a una memoria, a una tesi, a un'arringa, ma che non è per questo solo materia di tragedia. Una catastrofe ci è, l'uomo condannato a morte. Era reo? Era davvero un traditore, come sentenziò il Senato, e come rimase opinione comune? E se era reo, hai la tragedia bell'e fatta, fondata sulla tradizione. Ma no, il Carmagnola era innocente, e il Senato non era reo. Questa è la conclusione che tira Manzoni dai suoi studii storici, e che sostiene come un bravo avvocato, in un suo discorso. Hai fin qui la tragedia? Non ancora. La tragedia non può essere un'apologia; è una rappresentazione. Se il Carmagnola fu un traditore, hai già una idea tragica da sviluppare; se non fu, hai pensiero negativo e polemica. Perché la tragedia sia possibile, bisogna che tu mi trovi il significato di quella catastrofe, perché la tragedia non è una polemica, o una discussione, è una storia positiva messa in azione. Se non fu traditore, cosa fu? come andò il fatto? perché lo condannò il Senato? In questo nuovo «perché» è l'idea e il motivo della tragedia, il significato della catastrofe.
      Ma non basta che un significato ci sia, bisogna che il significato sia interessante, tragicamente. La tragedia non può rimanere nella cerchia dei fini personali e consapevoli, ed è poco interessante il sapere quali fini mossero il Carmagnola o il Senato, e chi aveva ragione, e chi aveva torto.


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La letteratura italiana nel secolo XIX
(Volume Primo) Alessandro Manzoni
di Francesco De Sanctis
pagine 420

   





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