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      Al di sopra dei personaggi c'è un mondo morale superiore, dov'è a cercare il vero motivo della tragedia. L'importante non è di sapere se il Carmagnola fu reo o innocente, dirimpetto ai suoi giudici; ma è di sapere, quale fu la sua posizione dirimpetto a quel mondo superiore. Anche innocente innanzi agli uomini, anche ingiustamente condannato, se venne meno alle leggi di una giustizia superiore, la catastrofe fu meritata, fu una espiazione, fu il suo «fato», e qui è l'interesse, qui è il motivo tragico. Coloro che lo condannarono, furono forse umanamente ingiusti, se tu li guardi nei loro fini personali; ma essi furono un istrumento inconsapevole di una giustizia superiore.
      Così ragiona l'estetica, e il Klein, ch'è un estetico, domanda:--Qual interesse volete che pigliamo noi per un avventuriere senza patria, mosso da semplice egoismo, da sete di comando e di vendetta? Un uomo simile è spregevole, non ha anima tragica--. E come Chauvet, rifà lui la tragedia, appiccandoci quei fini e quei concetti che richiede l'estetica. La catastrofe è qui una giusta espiazione, il ben ti sta. L'eroe può essere riabilitato innanzi alla giustizia umana, ma rimane colpevole innanzi all'ordine morale e divino delle cose. Opera per fini personali, soggiace a fini personali. Ben gli sta: la sua sorte non mi commove. Preferisco il Senato Veneto che fu ingiusto per patriottismo a codesto eroe che fu giusto per egoismo. Il poeta è la voce universale, e senza sforzare la storia, quella voce dev'esserne l'accento e lo spirito.


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La letteratura italiana nel secolo XIX
(Volume Primo) Alessandro Manzoni
di Francesco De Sanctis
pagine 420

   





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