Io medesimo, uso alla critica, non mi son fatto questa domanda, se non perché se l'ha fatta Manzoni; e non posso pensare di questo libro, se non lo chiudo; perché, se sto con quel libro innanzi, non sono più buono a nulla, non osservo, non penso nulla, e vivo là dentro, e ci godo e ci sto così bene, che mi sento più felice nella folla de' lettori ingenui, che nel piccol numero de' critici.
Ma se tutto è qui un solo materiale storico, tutto vi è guardato da un solo punto di vista. Ci è qui certamente il secolo XVII in Lombardia, ma guardato da un uomo situato in modo che non può abbracciarlo tutto con l'occhio, e non te lo dà se non quanto e come gli viene innanzi. Chi vuol trovare il secolo in tutta la sua verità, cioè in tutto il suo spirito, smetta, ché questo non è storia, e di storia non v'è che il semplice materiale. Il poeta lo guarda da dentro il suo mondo ideale, e a traverso a quello. E gli oggetti acquistano quel valore che ad essi viene di là, e sono più o meno interessanti secondo la luce che su loro piove da quel mondo. L'ideale è come il sole che illumina gli oggetti senza snaturarli. Gli oggetti rimangono storici; ma è il mondo morale, dove sta collocato il poeta, che li rende visibili, e distribuisce variamente la luce e i colori, e dà a ciascuno il suo luogo della nostra attenzione. Così avviene che una povera contadina, ultima nella scala dell'interesse storico, e che appena potrebbe pretendere a un posticino in una cronaca aneddotica, raggia qui di vivissima luce, e desta tutto il nostro interesse, perché è la prima nella scala del mondo morale, da cui prendono gli oggetti misura e valore.
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Manzoni Lombardia
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