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      Questa concezione a priori di un mondo ideale assoluto, voglio dire in tutta la sua perfezione morale, determinava anche il congegno del racconto. Perché, essendo quell'ideale una vera forza o anima di tutto il materiale, vi stava al di sotto come un vero Deus ex machina, e lo componeva e disponeva secondo una sua propria logica. I fatti vi erano ordinati come momenti esteriori del suo organismo, vi s'immaginava una opposizione fittizia alzata a quel livello e perciò anch'essa maggiore del vero, nasceva un intrigo che si avvolgeva e si svolgeva secondo l'impulso e l'indirizzo che gli veniva da quello. L'ideale adunque non era solo un mondo perfetto in opposizione alla natura e alla storia, ma era pure una trattazione conforme, una specie di etica e di logica in azione e in tutta la simulazione della vita. Da Dante ad Alfieri questo era il mondo poetico, di cui ultimo esempio fu l'Ortis di Foscolo.
      Sono visibili le orme di questo mondo antico dell'arte, divenuto convenzione, in questo Romanzo, guardando al modo com'è stato concepito e condotto. Lucia, padre Cristoforo e Federico Borromeo, sono esemplari perfetti di un mondo ideale, il cui modello astratto e scientifico è la Morale Cattolica dello stesso Autore. Gli altri personaggi sono visti da questo stesso punto, sono gradazioni e degradazioni di questo stesso ideale. A quegli esemplari perfetti rispondono esemplari di opposizione, come sono don Rodrigo e l'Innominato, e in mezzo errano personaggi più o meno vicini all'uno o all'altro esemplare.


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La letteratura italiana nel secolo XIX
(Volume Primo) Alessandro Manzoni
di Francesco De Sanctis
pagine 420

   





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