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      Questo sarebbe il caso, se la conversione dell'Innominato fosse base del racconto, e non piuttosto, com'è, una sua parte accessoria. Ond'è ch'essi sono apparizioni straordinarie e fuggitive, meteore che illuminano e passano, lasciando dietro di sé stupore e ammirazione. È una specie di epopea che fa la sua ultima apparizione nel nostro mondo borghese, messa al séguito di Renzo e Lucia.
      Lucia è un personaggio anch'esso ideale, cioè vicinissimo al suo tipo, ma di altra natura e forse tra' più originali della poesia italiana. Nuova alla vita, d'indole soave e pudica, purissima, tutta al di fuori, semplice di fede e di cuore, il poeta che vagheggiava un tipo femminile del suo ideale, ha trovato nel contado un modello, che verso quel tipo si può dire imperfetto, e perciò appunto è perfetto nel giro della sua vita propria. Essa non ha immaginazione e non ha iniziativa, non ha ricchezza sufficiente per rappresentare degnamente l'ideale del poeta. È un ideale, se posso dir così, iniziale e passivo, rimasto così com'è stato stampato e fazionato dalla madre e dal confessore, senz'alcuna discussione e opposizione interna, senz'alcuna deviazione o transazione venutale dall'esperienza della vita, senz'alcuna capacità di malizia e di riflessione. La vita, appena schiusa, rimane lì, ignorante e incosciente, e senz'alcuna forza di resistenza e di difesa. Fanciulle simili vennero poi in moda, Ildegonde e Lide e Ide e Marie ed Eugenie, nuove Arcadie e nuove pastorellerie. Sono degenerazioni di quella giovinetta così semplice e così terribile nella sua debolezza.


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La letteratura italiana nel secolo XIX
(Volume Primo) Alessandro Manzoni
di Francesco De Sanctis
pagine 420

   





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