La stessa bontą č in Renzo, con gli stessi abiti contratti nella sua sfera, ha l'aria del paese; ce lo rende amabile quella sua forza ed inesperienza giovanile, accompagnata con un ingegno ineducato, ma pronto, vivo, perspicace, pieno di spontaneitą e di originalitą ne' suoi giudizii e nelle sue mosse improvvise, spesso spiritoso senza cercar lo spirito, col suo latinorum, e con la sua «lega de' birboni»: sempre vero. In tutti e due c'č una certa vena di comico, che nasce appunto da quelle imperfezioni e abitudini e inesperienze penetrate in quel fondo di bontą e di sinceritą.
Protagonisti del mondo ideale sono padre Cristoforo, che č il suo cavaliere errante, il suo tipo; don Rodrigo, che č il suo lato negativo; e don Abbondio, che č il suo lato comico. Lo studio dell'Autore non č di accentuare quei tipi, anzi č di raddolcirli e individuarli, introducendovi un complesso di circostanze e di condizioni particolari e locali.
Padre Cristoforo č una buona natura guasta dall'educazione, insino a che, percossa la mente da un fatto di sangue, si spoglia la ruggine e ricomparisce di sotto il buon metallo. La sua vita č una lunga espiazione, una reazione contro l'uomo antico. Le stesse sue cattive abitudini si trasformano. Quel suo umore battagliero e avventuroso diviene energia e iniziativa nel bene. Quel suo falso orgoglio, quel «fare stare» i prepotenti, prendono forma di ardente caritą, di olocausto della sua persona al bene de' prossimi. Sotto altro nome č sempre lo stesso Ludovico, mutato scopo e indirizzo e teatro.
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Renzo Cristoforo Rodrigo Abbondio Autore Cristoforo Ludovico
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