Lą, in quelle sfere inesplorate, trova i suoi ritratti pił originali; lą vivono i suoi osti e le sue spie, i suoi bravi e i suoi monatti, i suoi cappuccini, le sue Agnesi e le sue Perpetue, la sua Lucia e la madre di Cecilia; lą incontra Renzo e lą don Abbondio; di lą esce animata e parlante la plebe, messa in iscena, o che suoni la campana a stormo, o la incalzi la fame, o la spaventi peste o guerra. Veggasi con quanta finezza č descritta e con quanta veritą č messa in azione l'insorta plebe di Milano, quando assale il Vicario, e quando si fa giocare da Ferrer. Quel Capitano di giustizia, quel Vicario, quel Ferrer, chi li potrą dimenticare pił? Come ti potrą uscire di vista quella moltitudine a onda, mobile, volubile, contraddittoria, terribile, grottesca, nella varietą inconsapevole e subitanea de' suoi istinti e delle sue impressioni? Sotto a cosģ vivaci rappresentazioni indovini lo spirito osservatore di un Machiavelli. Potenza di stile, prodotta da potenza di analisi.
Gli č che con una cosģ straordinaria forza d'analisi l'Autore congiunge un talento descrittivo e drammatico non meno straordinario. Mentre l'occhio sagace penetra in tutte le cavitą e le pieghe e i ravvolgimenti d'un carattere, sta innanzi alla immaginazione la fisonomia, l'intera apparenza, e analisi e descrizione si alternano, si mescolano, si lumeggiano, si completano, insino a che fra osservazioni e descrizioni ti trovi nel bel mezzo di una situazione drammatica. Si alza il sipario, l'osservatore scompare; quel mondo con tanto acume studiato, con tanta evidenza descritto, eccolo in iscena, nell'atto della vita, e messo in tale situazione, che quelle qualitą astratte, quelle forze in antagonismo, quell'ambiente, quel vario concorso e urto di cause naturali e psicologiche, paion fuori e vengono alla luce, divenute passioni, sentimenti, giudizii, parole e azioni, cioč a dire divenute attori.
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