- «Ma l'abito che portate... non solo questo, ma anche per voi...» - . E oh maraviglia! L'uomo preparato a ricevere scuse è lui che le fa, è lui che prende aria di accusato, trascinato da quel nuovo sentimento che si è impadronito di lui, balbettando, correggendosi, smozzicando frasi, quasi toccasse a lui mettersi in ginocchio, mentre prende per le braccia e solleva l'inginocchiato. E in verità l'inginocchiato è lui, è lui che sente innanzi a quello la sua inferiorità morale, con una coscienza confusa che gli trae per primo grido di bocca un: - «Alzatevi!» - . Si può ora indovinare come finisce questa scena. La vittima ha la sua trasfigurazione; innanzi alla folla diviene un santo, e gli baciano il lembo dell'abito. Trasmutazioni così estreme negli animi non passano senza un tinta ironica che ci fa un po' sorridere a spese della folla, de' signori e del gentiluomo. Il poeta è così poco disposto a rimanere nell'ideale, che compie la scena con un tratto comico, il quale ci cava da quell'atmosfera momentanea e ci riconduce nello stato normale dell'esistenza. - «Diavolo di un frate!» - , borbotta tra' denti il gentiluomo, rimasto solo. - «Se rimaneva ancor lì per qualche momento in ginocchio, quasi quasi gli domandava io scusa ch'egli mi abbia ammazzato il fratello» - . Rotto il fascino, ripiglia suo uso e suo linguaggio. E a quella esaltazione succede in noi il sentimento abituale della vita. Gli è come avessimo sognato, o come, lasciando una pomposa festa, fossimo tornati nella nostra modesta stanza.
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Rotto
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