Federico II, il gran re, era uno spirito forte; sull'anima di lui fu grandissima l'influenza di Voltaire, intorno a lui sorse una letteratura aulica, leggiera, foggiata secondo lo spirito francese, in contraddizione con lo spirito nazionale: per cui seguì una reazione. Al tempo che l'Italia rigettava Accademia ed Arcadia, come degenerazione nazionale e letteraria, la Germania al contrario rigettando l'influenza straniera, ricercava le sue memorie e tradizioni. Capite la differenza della posizione. Cercando la vita sua nelle proprie viscere, la Germania incontra il Medio Evo, con le memorie gloriose, le conquiste, la lotta contro i papi; s'incontra nella Riforma e vi trova Lutero, la guerra al papato, la libertà del pensiero, il sentimento religioso fortificato, ingrandito. Questa era la nuova letteratura in Germania, contemporanea alla nostra. In quanto sceglievansi le forme nel popolo, viventi, ripudiando le imitazioni classiche, in antagonismo alla vecchia letteratura la nuova si chiamò «romantica». Il romanticismo, che ci venne mezzo secolo dopo, nasceva in Germania quando tra noi manifestavasi un nuovo contenuto ma in forme vecchie. Qual era l'ideale romantico? Noi ci facciamo un'idea strana dell'ideale, crediamo che sia un concetto, una idea circoscritta; immaginiamo che potendo concepire l'ideale possiamo diventare ideali, avere una letteratura ideale. Italiani e Francesi sentendo dire: - Ideale! ideale! - , pensarono di avere una letteratura ideale. Ma l'ideale non è l'idea, è un insieme, un tutto; sentimento, intelligenza fusi insieme, ciò che diciamo: anima in date disposizioni.
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